Tumore allo stomaco

Che cos'è?

Il tumore dello stomaco rappresenta la seconda causa più comune di morte per tumore nel mondo e la quarta in Europa, nonostante sia in graduale e costante diminuzione nelle realtà industrializzate. Di solito colpisce persone dai 40 anni in su, più uomini che donne: la frequenza aumenta proporzionalmente con l’età. Le sedi dello stomaco colpite dalla malattia sono il cardias, il fondo gastrico, l’antro e la regione pilorica.
È la regione prepilorica, ultima parte dello stomaco, il punto più frequente dove può insorgere la malattia tumorale: recentemente, tuttavia, anche la prima porzione dell’organo, il cardias, risulta frequentemente interessata.

Cause

Nonostante siano sconosciute, è rintracciabile un fattore genetico tra le cause: tra i familiari di chi ne è affetto, ad esempio, l’incidenza di sviluppare a loro volta la malattia è 23 volte più alta rispetto alla popolazione generale. Un rischio elevato anche per chi è affetto da sindrome di Linch, per particolari gruppi etnici e per i soggetti di gruppo sanguigno A.
Può inoltre variare in base a fattori geografici: più diffuso al nord che al sud, nelle zone climatiche fredde rispetto a quelle calde. Chi emigra da Paesi a elevata incidenza in zone a bassa incidenza, infine, presenta una diminuita frequenza della malattia.
Anche il consumo di alcuni cibi è strettamente correlato all’insorgenza della malattia, così come l’abitudine al fumo. Infine, alcune patologie possono precedere o incidere sullo sviluppo del tumore: gastrite atrofica, anemia perniciosa, polipi gastrici, ulcera gastrica e l’infezione dovuta al microrganismo chiamato helicobacter pylori.

Sintomi

Purtroppo la sintomatologia può essere facilmente confusa con quella di una serie piuttosto variegata di disturbi gastro-intestinali: nausea, difficoltà di digestione, mancanza di appetito o difficoltà a mangiare grandi quantità di cibo sono segni di questa malattia. Di solito, sono i disturbi digestivi i primi a manifestarsi ma può capitare anche che la patologia sia asintomatica per molto tempo. In media, ci vogliono dai quattro ai cinque anni tra l’inizio di sviluppo della malattia e la conclamazione della sintomatologia.
Col progredire della malattia, più chiari e assidui si manifestano i sintomi: può svilupparsi anoressia (mancanza di appetito), repulsione per la carne, dolore oppressivo dietro lo sterno o all’addome, disfagia (difficoltà ad ingerire i cibi) e anche anemizzazione; frequente è il vomito ed il calo ponderale. Le metastasi causano, poi, un aumento di volume del fegato e dei linfonodi. Anemici e spossati, gli ammalati possono presentare liquido nell'addome (ascite), cute dal colorito più scuro e, come in tutti i pazienti metastatici, grave scadimento delle condizioni generali e stato cachettico.

Diagnosi

L'anemia sideropenica per sanguinamento gastrico, la riduzione dell’albumina e un alterato assorbimento di ferro, visibili con gli esami del sangue, sono segni della presenza della malattia, così come il sangue occulto nelle feci. Un altro indicatore è poi la presenza, nel sangue, di proteine prodotte massivamente dalle cellule tumorali: i markers tumorali.
Radiologia, gastroscopia, TAC dell'addome e ecografia sono i principali strumenti di indagine per confermare la presenza della malattia. Anche l’ecoendoscopia può essere di ausilio.

Terapia

La pericolosità di questo tumore è data, innanzi tutto, dalla tardiva diagnosi: nel 60 per cento dei casi essa arriva quando la malattia è già molto avanzata e la forza curativa della chirurgia è compromessa. Per il carcinoma gastrico la prognosi può variare molto a seconda che i linfonodi distrettuali siano anch’essi ammalati oppure che vi siano già metastasi a distanza (ad esempio nel fegato).
Se in fase iniziale, la chirurgia può, quindi, fare la differenza: l’intervento può consistere nella rimozione di tutto lo stomaco (gastrectomia totale) o della sola zona interessata (gastrectomia subtotale). La milza è rimossa solo se colpita a sua volta dalla malattia. Entrambi questi interventi possono essere condotti con tecnica chirurgica tradizionale o mini invasiva laparoscopica o robotica.

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La chemioterapia, generalmente, è poco efficace nella cura del tumore dello stomaco così come la radioterapia e vengono utilizzate solo come palliazione al fine di prolungare la vita del paziente.

Come cambia l'alimentazione dopo un intervento?
Nel caso si gastrectomia subtotale, il paziente può tornare a mangiare normalmente. Nel caso di gastrectomia totale, sarà necessario un regime di piccoli pasti frequenti, così come un'alimentazione caratterizzata da cibi con basso livello di zuccheri ed elevato livello di grassi e proteine. È quindi normale, nell'immediato periodo postoperatorio, assistere a un dimagrimento legato proprio alla difficoltà iniziale nell'alimentazione.

Qual è la prognosi?
La prognosi a distanza nei tumori gastrici iniziali (early gastric cancer) è molto buona con percentuali di sopravvivenza che raggiungono anche il 90 per cento a 5 anni di distanza. Discorso contrario invece per le forme aggressive e avanzate dove la sopravvivenza a 5 anni raggiunge a mala pena il 20 per cento dei casi: in questi, talvolta l’intervento chirurgico di asportazione parziale o totale dello stomaco non è fattibile perché il tumore, nella sua crescita, è andato ad aggredire altri organi vicini (il pancreas, ad esempio) oppure ha infiltrato strutture non asportabili con l’operazione (grandi assi vascolari arteriosi e venosi). In questi casi non resta altro che sottoporre il paziente a cicli di chemioterapia adiuvante.